© Un’antichissima leggenda narra che intorno al VII/VI sec. a.C., su un vasto altipiano africano circondato da una fitta ed impenetrabile foresta, viveva il popolo degli Unkih la cui guida spirituale era un sacerdote di nome Zephir. Era una figura molto alta, barbuta e con capelli ricci e folti, adorno di ogni sorta di cimeli e tatuaggi; era molto rispettato e amato perché aveva, oltretutto, poteri eccezionali da cui dipendeva la vita equilibrata ed armoniosa della tribù. Egli possedeva un tamburo speciale ricavato dal tronco di un albero sacro i cui frutti erano considerati spiriti puri. Le due estremità del cilindro del tamburo erano di diversa circonferenza, ricoperte da una pelle di animale sacrificato al Dio Creatore di ogni cosa. Ogni sera Zephir invocava la Vibrazione dello Spirito della Luce percuotendo il tamburo sacro affinché potesse esaudire tutti i desideri del suo popolo. Gli uomini, le donne e i bambini, prima della cerimonia, sussurravano al tamburo sacro il dono che avrebbero voluto ricevere il giorno seguente. Zephir, con lo sguardo rivolto al cielo, suonava il tamburo con maestria e con l’intento di attirare al suo interno la Vibrazione di Luce che permeava il loro mondo. Dio appagava sempre le richieste dei suoi figli senza pretendere nulla in cambio. Era un dare e un ricevere incondizionato.
In un grande recinto la Vibrazione della Luce faceva pervenire, durante la notte, animali di ogni razza che servivano principalmente a sfamare il popolo; il villaggio era circondato da alberi che producevano tutte le varietà di frutti, i campi di grano si estendevano a perdita d’occhio, cascate di acqua dissetavano ogni essere vivente, uomini piante ed animali. Nessuno si ammalava, tutti si amavano ed erano felici. Fiori di ogni genere adornavano le capanne e i capelli delle donne. Non vi era uomo, quindi, che si preoccupava di andare a caccia per procurarsi il cibo: Dio provvedeva a tutto. Gli uomini dovevano soltanto chiedere attraverso il tamburo sacro e ricevere ogni cosa senza alcuna fatica.
All’inizio di un nuovo autunno, per alcuni giorni, Ruth, figlio del capo del villaggio, iniziò ad essere triste e scuro in volto. “Cosa c’è – chiese il padre al figlio – perché hai la testa china su di te? La Vibrazione della Luce, forse, non ha esaudito qualche tuo desiderio?” Ruth mosse il capo a destra e a sinistra per negare quella motivazione. Dopo un lungo silenzio il ragazzo esclamò: “Padre, non trovo giusto né meritevole che noi tutti riceviamo ogni giorno tanti numerosi doni senza muovere un dito”. Il padre amorevolmente, mise la mano sulla spalla del figlio e sorrise: “Dio lo vuole, figlio mio prediletto, siamo nati solo per ricevere, scaccia via questi strani pensieri, va e divertiti”. Ruth sapeva benissimo che il desiderio della Luce mandata da Dio era di appagare ogni bisogno del popolo, ma egli provava un grande imbarazzo e un senso di vergogna. Sentiva in cuor suo che bisognava meritarsi in qualche modo l’appagamento dei desideri. Allora Ruth si recò da Zephir presso la sua dimora, fuori dal villaggio. “Perdonami, maestro, se vengo a disturbarti a quest’ora della notte, ma mi tormento da giorni perché trovo sbagliato e disonorevole ricevere così tanti doni senza far niente. Vorrei guadagnarmi con qualche opera utile la generosità di nostro Signore”. Il sacerdote annuì restando con gli occhi chiusi per qualche istante. “Ti capisco, caro ragazzo, apprezzo quello che dici ma non è la legge di questo mondo” il ragazzo abbassò lo sguardo e pianse dispiaciuto. “Vorrei essere io , maestro, la causa dell’appagamento dei miei desideri e lasciare riposare il Creatore a costo di andar via da questo mondo”. Zephir si alzò e mise la sua mano sulla spalla del giovane: “ti aspettavo, ragazzo, e conoscevo già le tue parole. So già quale sarà il tuo destino. Va per la tua strada, ma sappi una cosa…”
Il ragazzo cambiò l’espressione del volto e i suoi occhi s’illuminarono come stelle di una luce abbagliante. “Cosa, maestro” sussurrò il giovane. “Anche se un giorno, nell’altro mondo, sarai causa e creatore delle tue cose non potrai fare a meno dell’aiuto di Dio; per questo, prima di intraprendere il tuo viaggio, prendi e abbi cura di questo tamburo sacro che lo suonerai per connetterti alla Vibrazione di Luce e pregare”. Il vecchio prese un altro tamburo che custodiva gelosamente dietro un giaciglio, simile per dimensioni a quello che giornalmente utilizzava e lo porse al ragazzo. “Ti prometto, mio buon maestro, che lo porterò sempre con me” e strinse lo strumento con amore.
L’indomani, Ruth, avendo preso la decisione di partire, salutò tutti i componenti del villaggio; forse non sarebbe più ritornato, nessuno lo poteva sapere. Abbracciò i fratelli, la madre e il padre che gli disse: “Figlio mio, oggi, per la prima volta sono triste perché tu vai via da me. Ho visto crescere il grande amore che è in te giorno dopo giorno e per questo sono fiero e contento; ho giocato e scherzato insieme ai tuoi fratelli con gioia infinita. Sappi che se avrai difficoltà lungo la tua strada io sarò sempre al tuo fianco a sorreggerti accanto alla Vibrazione della Luce che invocherai. Rispetto la tua scelta e ti benedico, va in pace”.
Il ragazzo prese il suo fardello, il tamburo sacro e si allontanò.
L’illuminazione
Dopo aver attraversato per tre giorni la fitta foresta scendendo giù a valle, Ruth terminò le sue provviste e fu colto per la prima volta da paura perché non sapeva come affrontare quella situazione nuova; decise di suonare il tamburo sacro invocando la Vibrazione di Luce. Si volse indietro per un istante e si accorse che una densa nube lo separava dal mondo che aveva lasciato. Ad un tratto, un raggio luminoso discese dalla cima di un albero ed una figura angelica ed evanescente apparve pronunciando queste parole: “Il Signore Dio Creatore di ogni cosa mi ha inviato per dirti che ha esaudito il tuo desiderio e che d’ora innanzi sarai tu la causa della tua felicità e il creatore del tuo appagamento. Ricordati che dovrai avere il controllo delle tue azioni e condividere le tue ricchezze spirituali e materiali con chiunque incontrerai. Ama il tuo prossimo come ami te stesso e grandi cose otterrai. Evita il tuo comportamento reattivo perché non dovrai più essere effetto, non dovrai essere un’entità creata, non dovrai sottostare al controllo di qualsiasi cosa e non dovrai più ricevere solo per te stesso.”
Finito di parlare l’Angelo sparì. Ruth comprese le parole e si mise subito all’opera per procurarsi cibo e riparo con cuore pieno di gioia e con una grande forza interiore che non aveva mai provato prima.
Il viaggio di Ruth fu ricco di avventure d’ogni genere e tra i tanti villaggi attraversati conobbe una fanciulla di nome Sarah di cui si era innamorato. I due decisero di continuare insieme il cammino e affrontarono, dopo alcuni giorni di preparativi, una lunga traversata del grande fiume, il Nilo, a bordo di una robusta zattera, lasciandosi trasportare dalla corrente verso la foce. Ogni tanto si fermavano per riposare e cercare cibo. Ruth e la sua compagna entrarono in contatto con abitanti pacifici di numerosi villaggi, partecipando il loro nuovo modo di concepire e vivere la vita. Dopo un anno giunsero in prossimità del mare e sentirono in cuor loro che quel viaggio doveva ancora continuare. La Vibrazione di Luce era con loro, erano felici e gioiosi ed erano certi che avrebbero superato tutte le avversità del mare.
Soffiò un vento leggero di ostro che proveniva da sud che li sospinse per sei giorni e sei notti fino a raggiungere una piccola isola a pochi metri dalla terraferma.* I due giovani scesero su quell’isola che sembrava fertile e si cibarono con verdure e pesce che Ruth catturò con la sua fiocina; in quel luogo provarono una sensazione di grande benessere, di pace duratura. Gli abitanti del villaggio della terraferma, che furono conquistati e ammaliati dalla saggezza di Ruth, accolsero calorosamente i due stranieri che meditavano di restare a lungo su quell’isola; Ruth ebbe il benestare da parte del Gran Consiglio del villaggio di poter erigere una casa ed essere i custodi dell’isola in cambio dei propri insegnamenti. Ogni sera Ruth prendeva il suo tamburo sacro e si sedeva su una pietra levigata iniziando a suonare pregando. Egli aveva invocato la Vibrazione di Luce ed esprimeva sempre il desiderio di continuare a essere causa e controllore delle proprie azioni, a continuare a creare la propria vita con le vibrazioni di pensiero, di sentirsi sempre felice, in salute, di vivere nella ricchezza, condividendo la propria abbondanza con i suoi simili e amandoli come amava se stesso. ©
La tradizione vuole che sia l’isola dei Conigli o Isola Grande di Porto Cesareo in Provincia di Lecce, nelle cui vicinanze è stato ritrovato un manufatto che Ruth, secondo la leggenda, ebbe in dono durante la sua lunga traversata del fiume Nilo. La statuetta raffigura un babbuino sacro egizio, ora conservato presso il Museo Nazionale di Taranto. Essa rappresenta secondo la tradizione il dio THOUT messaggero degli dei, dio della saggezza, della scienza, delle arti magiche, del computo cronologico e regolatore delle fasi lunari. ©
Le origini africane dell’uomo moderno
L’uomo moderno detto Homo sapiens secondo la classificazione fatta da Carl Nilsson Linnaeus (1707-1778) è un primate della famiglia degli ominidi, unica specie vivente del genere Homo.
Il periodo che va dal paleolitico medio, circa 200 000 anni fa, all’epoca odierna, vede la comparsa in Africa orientale e la diversificazione della specie Homo sapiens. Secondo le teorie prevalenti, dal continente africano circa 65-75 000 anni fa (o secondo altre evidenze alcune decine di migliaia di anni prima), in stretta coincidenza con un evento di fortissima riduzione della popolazione globale, tuttora in fase di definizione, parte della specie iniziò un percorso migratorio che attraverso un corridoio medio orientale la portò a colonizzare l’intero pianeta.
La precisa datazione dei primi esemplari definibili sapiens, tradizionalmente posta a circa 130 000 anni fa, è stata spostata dalle scienze paleontologiche più indietro nel tempo, grazie a ritrovamenti nei tufi vulcanici della valle del fiume Omo in Etiopia. Per mezzo di tecniche basate sui rapporti isotopici dell’argon, i più antichi resti anatomicamente simili all’uomo moderno si possono datare a 195 000 anni fa, con una incertezza di ± 5 000 anni.
L’ipotesi dell’origine unica, propone che gli uomini moderni si siano evoluti in Africa e che siano poi migrati all’esterno sostituendo quegli ominidi che erano in altre parti del mondo.
Su di essa sussistono vastissime evidenze paleoantropologiche, date da diverse migliaia di ritrovamenti fossili, archeologiche, linguistiche, climatologiche (modificazioni climatiche e conseguenti selezioni della popolazione), genetiche. I dati molecolari condotti mediante marcatori non ricombinanti, come il DNA mitocondriale, sostengono questa ipotesi. L’analisi filo-geografica ha infatti mostrato che il popolamento da parte dell’uomo moderno dei continenti è proceduto ad ondate successive a partire dal continente africano.
I resti più antichi di Homo sapiens in Europa sono datati a 44.000 anni fa e si riferiscono a dentature rinvenute nella Grotta del Cavallo nella Baia di Uluzzo nel Comune di Nardò a pochi chilometri da Porto Cesareo in Provincia di Lecce (Salento). I reperti, ritrovati durante scavi condotti dal prof. Palma Di Cesnola dell’Università di Siena nel 1964, finora ritenuti appartenenti all’uomo di Neandertal, sono stati oggetti di nuovo studio nel 2011: i fossili degli strati coevi alle dentature (conchiglie) esaminati al radiocarbonio nei laboratori dell’Università di Oxford per conto del Dipartimento di Antropologia dell’Università di Vienna e lo studio morfologico dello smalto delle dentature, ne hanno confermato l’appartenenza all’Homo Sapiens, spostando di almeno 4.000 anni la datazione sulla presenza dell’uomo moderno in Europa e confermando, altresì, la coabitazione almeno nell’ambito del sito del ritrovamento dell’uomo di Neandertal con l’uomo moderno.
Pertanto questi fondamentali studi e ritrovamenti archeologici confermano il continuo flusso migratorio, sin dai tempi preistorici, dal nord Africa verso l’Europa non solo attraverso la penisola Arabica ma anche il mar mediterraneo, verso le coste del Salento e del sud Italia. Ruth e Sarah sono stati due dei tanti migranti che, come adesso, hanno rischiato la propria vita per raggiungere una meta tanto sospirata.
Il Nilo
Da sempre considerato il fiume più lungo della terra, contende il primato della lunghezza al Rio delle Amazzoni.
Il Nilo è composto da due affluenti: Il Nilo Bianco e il Nilo Azzurro; Il Nilo Bianco ha una lunghezza maggiore mentre il Nilo Azzurro ha una portata più ampia.
Il Nilo Bianco nasce dal Lago Vittoria a Jinia ma le sue fonti si estendono fino al Ruanda e al Burundi; Il Nilo Azzurro deriva dal Lago Tania che si trova in Etiopia, e scorre attraverso il Sudan sud-orientale. I due fiumi s’incontrano e si fondono presso la capitale sudanese Khartum.
La parte nord del fiume scorre attraverso il deserto del Sahara, dal Sudan all’Egitto, un paese la cui civiltà è dipesa dal fiume considerato sacro fin dai tempi antichi. La maggior parte della popolazione egiziana e tutte le sue città (con l’eccezione di quelle situate lungo la costa) si trovano lungo la valle del Nilo a nord di Assuan, e quasi tutti i siti storici e culturali dell’Antico Egitto si trovano lungo le sponde del fiume. Alla fine il Nilo si dirama in un grande delta e sfocia nel Mar Mediterraneo.
Le presunte sorgenti del Nilo sono state scoperte dall’esploratore tedesco Burckhart Waldecker nel 1937: si trovano nella parte meridionale dell’altopiano del Burundi a 45 km a est del lago Tanganica, sul versante nord del monte Kikizi in località Kasumo, 2054m, comune di Rutovu, provincia di Bururi. Sul luogo nel 1938 è stata eretta una piramide con una targa in latino in memoria di tutti i cercatori delle sorgenti del Nilo:
Lapide alla sorgente del Nilo in Burundi
« Piramide al capo più meridionale del Nilo, come segno dell’inizio del fiume delle Piramidi – Eretta nel 1938, sotto la protezione del proconsole Jungers e con l’aiuto dei Padri Colle e Gerardine e di Monteyne, dal dr. Burkhart Waldecker in memoria di tutti coloro che hanno cercato il capo del Nilo, [che sono] Eratostene Tolomeo Speke Stanley e altri – Sono nomi del Nilo Kasumo-Mukesenyi-Kigira Luvironza-Ruvubu-Kagera Lago Vittoria-Nilo Vittoria Lago Kyoga-Mwita Nzige (Lago Alberto) Bahr el Gebel-Kir-Bahr el Abiad Nilo. »
Il Nilo Azzurro nasce a Gish Abbai, un luogo sacro per la Chiesa etiope, con tre piccole sorgenti nel raggio di 20 metri, a 2744 metri di altezza. Il primo europeo a visitare il luogo fu il missionario cattolico spagnolo Pedro Paez, il 21 aprile 1618. Vi sorge un venerato santuario. Questa sorgente si versa col nome di Lesser Abbai nel lago Tana.
Oltre ai due grandi affluenti che confluiscono presso Khartum, il Nilo Bianco e il Nilo Azzurro che si originano nella parte meridionale della Rift Valley, l’ultimo importante affluente è il fiume Atbara, che ha origine in Etiopia a nord del Lago Tana. Possiede una lunghezza di circa 800 km, ma riesce a scorrere per tutto il suo tratto solamente durante la stagione delle piogge in Etiopia e si prosciuga molto rapidamente. Confluisce nel Nilo circa 300 km a nord di Khartum.